

















MORADUCCIO (fotografo + soggetto) // 2014-2024
( testo e cura della mostra di Antonio Grulli )
Alessandro Trapezio e Italo Zuffi sono per me non solo due artisti, ma anche cari amici.
Con loro sono letteralmente cresciuto negli ultimi vent’anni, umanamente e
professionalmente. Alessandro ha fotografato molte delle mie mostre e dei momenti più
importanti della mia professione di critico e curatore: è probabilmente la mia memoria
storica, non solo fotografica, per una buona parte di quello che ho fatto. Con lui ho
allestito tutte le primissime mostre e spesso siamo andati assieme in auto a recuperare
opere in luoghi improbabili sparsi per tutta Italia quando non potevo permettermi un
trasporto professionale. Quando ho conosciuto Italo, lui era già un artista affermato e
riconosciuto, mentre io muovevo i primi passi. Quasi tutto quello che ho imparato
sull’allestimento di una mostra e sul rispetto religioso che dobbiamo portare a ogni opera
lo devo a lui.
Tutti e tre condividiamo un grande amore per la provincia italiana, soprattutto per le zone
di prima collina e pedemontane del nostro Appennino, così belle e così sottovalutate.
Siamo nati e cresciuti proprio in questi luoghi, e pur essendocene andati conserviamo un
forte attaccamento. Solo lì si respira la vera essenza della provincia italiana, lontana dalle
grandi città e dalle coste, senza l’esotismo arcaico del sud Italia, ancora priva del fascino
eroico e sublime della montagna. E soprattutto ne amiamo i corsi d’acqua: amiamo
frequentarli, soprattutto d’estate quando è possibile fare il bagno. La provincia per noi è un
atteggiamento, un punto di vista da cui è impossibile prescindere e che applichiamo anche
all’arte. È uno sguardo obliquo che permette di non seguire mai troppo la corrente, di non
essere mai accomodanti, nonostante questo possa portare conseguenze.
Ed era proprio attorno a uno di questi torrenti che dovevamo trovarci tutti e tre assieme a
lavorare.
Il progetto Moraduccio nasce nel 2014, ma prende forma concreta solo nel 2020 con la
pubblicazione di un multiplo firmato e numerato dai due artisti in 100 copie. È infatti nel
febbraio 2014 che tutto ha inizio, quando Alessandro Trapezio e Italo Zuffi si dirigono in
auto tra Castel del Rio e Moraduccio, tra la provincia di Bologna e quella di Firenze,
seguendo il corso del fiume Santerno. Cercano l’ispirazione per produrre una serie di
ritratti di Italo, originario di quei luoghi. Sostano in alcuni punti del percorso, Italo si
muove all’interno del paesaggio, Alessandro scatta.
Ma il lavoro scivola inevitabilmente verso una direzione profonda. La figura di Italo inizia
a muoversi assumendo delle pose significative. Riconosco in questi scatti la durezza e la
rigidità radicale, seppur sempre fragile e precaria, che è possibile trovare in molte delle sue
opere. Il suo corpo inizia a dialogare e a mescolarsi con il paesaggio, soprattutto con la
geologia di quel letto del torrente, spigoloso, stratificato nei millenni quasi fosse fatto di
colossali libri di pietra crollati tanto tempo fa da uno scaffale. E attorno alle rocce si
muove impetuosa l’acqua, instabile, piena di energia, e crescono contorti i castagni,
accuditi e governati dagli agricoltori. Gli scatti hanno un’atmosfera tesa, densa di
inquietudine, come se qualcosa di minaccioso fosse sul punto di accadere da un momento
all’altro. La luce è fredda ma chiara e pulita. Il soggetto - un corpo in posa vicino a un
fiume, alle rocce e immerso nella natura - è uno dei più amati da Alessandro, già esplorato
in molti dei suoi lavori passati. Anche l’Appennino è uno dei suoi soggetti portanti, sempre
legato a una dimensione della fotografia legata alla memoria, al tempo, all’inizio di una
narrazione, all’utilizzo della foto come modo per parlare di sé stessi, di scoprirsi attraverso
l’altro da sé e il paesaggio.
Oggi, nel 2024, a distanza di 10 anni da quegli scatti, le fotografie inedite vengono esposte
per la prima volta. La mostra negli spazi di Alchemilla vuole essere un nuovo capitolo di
questo progetto, legato al libro ma a tutti gli effetti autonomo e indipendente.
Le collaborazioni tra artisti sono ormai rare e non accadono spesso. Anche per questo la
mostra diventa una preziosa occasione di dimensione laboratoriale, di esperimento tra due
artisti che dialogano alla pari, circondati dal paesaggio incantevole del nostro Appennino.
Nei grandi spazi espositivi le immagini vengono dilatate e, grazie a questo cambio di scala,
instaurano un rapporto profondo con lo spettatore mettendo in evidenza la componente
performativa all’origine degli scatti e l’immersività dell’ambiente in cui sono stati
realizzati.
Fotografie dell’allestimento: Vera Roveda
Stampa e link:
JULIET MAG
EXIBART
ATP DIARY
ALCHEMILLA
Edizione numerata e firmata in 100 copie
30 euro + 5 euro di spese di spedizione
Per ordinare: alessandrotrapezio@gmail.com